Maurizio Disoteo, Musica e Nazismo.
Dalla musica “bolscevica” alla musica “degenerata”
Ricordi-LIM, 2014
pp. 316, € 21,49
In anni recenti il problema della musica sotto il nazismo è stato oggetto anche in Italia di varie pubblicazioni (Lorenzo Lorusso, Nicola Montenz, Dario Oliveri), oltre alla diffusione della musica dei campi di concentramento a opera di Francesco Lotoro.
In questo suo lavoro Maurizio Disoteo traccia una sintesi del tema a partire dalle correnti artistiche innovative nella Repubblica di Weimar, inquadrando poi l’ideologia nazista a proposito di arte e musica nelle sue diverse declinazioni: a livello organizzativo, esecutivo, politico, educativo, musicologico. La quarta parte si concentra sulla musica “degenerata” e sui tentativi della sua cancellazione dalla storia, l’ultima sulla musica nei campi di concentramento.
Il tono discorsivo fa di questo volume un testo adatto anche al non specialista che voglia farsi un’idea complessiva dell’articolato tema. Talvolta affermazioni senza sfumature come Wagner quale fondatore dell’antisemitismo musicale (p. 89) o relative al vantaggio che Karajan, Böhm e Fürtwangler avrebbero avuto dall’epurazione di molti talenti stroncati dal nazismo (p. 22) andrebbero meglio contestualizzate.
Giudizi come quello inerente Richard Strauss, il cui ruolo è inizialmente dichiarato controverso (p. 121), ma alla fine condannato senza il beneficio del dubbio da Disoteo, avrebbero potuto essere meglio documentati (Strauss non diresse l’inno nazista durante le Olimpiadi del 1936). Avremmo desiderato qualche attenzione in più alla grafia tedesca, qualche approfondimento e riferimento in più: per esempio sulla figura di Erwin Schulhoff, e magari anche una piccola discografia, cui si fa cenno nel corso della trattazione. La bibliografia sintetica allinea opere di non eguale spessore.
Benedetta Saglietti
Il Giornale della musica, 318, ottobre 2014, p. 37