Abstract
Cosa accadde intorno a un evento tanto chiacchierato come il ritiro dalle scene del celebre pianista Glenn Gould (1932-1982), avvenuto a Los Angeles il 10 aprile 1964?
La sua fuga dal mondo, non solo concertistico, è leggibile nella scelta delle scalette delle sue esibizioni, nei rari discorsi pubblici, nelle sue poche composizioni, e soprattutto nei suoi lavori radiofonici. Tutta la vita di Gould sembra preparare il suo ritiro, di cui l’ultimo concerto fu solo una tappa.
L’arguta fuga per quartetto vocale So you want to write a fugue?, ironica iperbole meta musicale posta in coda alla trasmissione televisiva The Anatomy of Fugue (4 marzo 1963) realizzata per la CBC, non prendeva già le distanze dalla musica tradizionale, facendosene beffe? Le voci cantano una fuga, cioè l’elaborazione contrappuntistica di un’idea tematica. Ma si poteva ancora scrivere una fuga, come quelle che scriveva Bach? E, per converso, era possibile vivere in solitudine per un’ex star del pianoforte, fan di Marshall McLuhan, nell’era delle comunicazioni di massa?
Immediatamente dopo la composizione di So you want to write a fugue?, nel novembre del 1964, Gould teorizzò alcuni punti-chiave del suo ritiro a vita privata in un discorso tenuto ai diplomati del Royal Conservatory of Music a Toronto.

(Photo by Ron Bull/Toronto Star via Getty Images)
In seguito Gould riutilizzerà il concetto alla base del Quartetto vocale del 1963 sperimentando la “radio contrappuntistica”, fatta da voci che parlano e rumori. La musica è quasi del tutto assente. Non più fuga, ma contrappunto: linee vocali indipendenti che s’intrecciano senza elaborazione tematica. Il 18 dicembre 1967 il radiodocumentario di Gould The Idea of North (CBC), diventato tre anni dopo anche un film, apre la Trilogia della solitudine. Seguiranno The Latecomers (12 novembre 1969) e The Quiet in the Land (25 marzo 1977). Gould, celato dietro alle voci da lui montate contrappuntisticamente, trasfigura la sua fuga personale (escape) in arte radiofonica. I protagonisti sono solitari del Canada del nord, i “ritardatari” del Newfoundland, la minoranza etnica mennoita ma, per stessa ammissione di Gould, sono anche quanto di più vicino ci fosse a un’affermazione autobiografica.
Come, dunque, un ritiro dalle scene si fece metafora e divenne arte?
Attraverso gli scritti di Gould, alcuni dei quali mai tradotti in italiano, e la discussione di So you want to write a fugue? e di The Idea of North mi propongo di chiarire come la fuga dal mondo del pianista sia stata, in realtà, un diverso ritorno all’arte musicale attraverso la fuga e il contrappunto.
Il saggio Ritiro dalle scene, fuga per quartetto vocale, radio contrappuntistica: fugue ed escape in Glenn Gould, si trova in:
L’Analisi Linguistica e Letteraria, Rivista della Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, anno XXII, 2014, n. 1-2, pp. 185-192, negli Atti del convegno: In fuga: temi, percorsi, storie, Milano 1-2 marzo 2013
e si scarica dal sito dell’Università Cattolica; clicca qui per i contenuti extra.