Al Salone del libro ci sono, tra le mille possibili, sostanzialmente 3 fruizioni: gli eventi, gli stand dove lavorano amici e colleghi, e il caso.
Il paese ospite è la Germania: l’editore Wagenbach ha compiuto 50 anni l’anno scorso. La biografia avventurosa di Klaus è tradotta in italiano da Sellerio. Me l’ha regalata lui, e lo ringrazio (l’ho letta pure in tedesco). Fanno dei libri bellissimi e riconoscibili dalla copertina rossa di tela, e dal contenuto importante.
La lettera torre riserva sempre delle sorprese: la domanda era la stessa di cui avevo già parlato, qual è la meraviglia dell’Italia?
Che mi fa venire in mente il Supplemento al dizionario italiano di Munari.
La verosimiglianza del facsimile dell’erbario di Trento (XV sec. Castello del Buonconsiglio) riprodotta da Patrimonio Italiano (Priuli & Verlucca) mi ha colto di sorpresa, e mi ci ha portata il caso.

Indossanti i guanti ho trascorso un’oretta nel medioevo, con uno scrigno in grembo che conteneva un libro delle ore in facsimile d’inaudita bellezza. Mi hanno regalato una monetina in tiratura limitata – chiccosissima – e gli ho raccontato il progetto di Johan Oosterman e della sua Maria van Gelre.
Ho poi curiosato tra i cimeli di d’Annunzio, che avevo già adocchiato ieri e ho incontrato un signore simpatico con cui abbiamo scambiato le impressioni sulle recenti visite al Vittoriale.

Grazie a Carlos ho coronato il mio desiderio di conoscere l’editore Henry Beyle, il cui patron assomiglia ai suoi libri. Rispettando il suo riserbo, lascio qui solo una foto della copertina bellissima del Frasario essenziale di Flaiano. Ecco un ferro del mestiere.

Si fa sempre tardi, e anche il cane di Goethe dice che è ora di tornare a casa.
