Ezio Gribaudo, decano dell’arte contemporanea, è come un caleidoscopio: sono le sue storie i vetrini colorati. Tante storie che coprono quasi un secolo di incontri e passioni. Basta un movimento impercettibile e appare un paesaggio completamente diverso. Ecco una prima collezione di lettere d’alfabeto, in voluto disordine, in onore del suo novantatreesimo compleanno.

G. di Giotto. (B). “Come si scopre la propria vocazione?” (G). “Non è che sentissi una vocazione particolare. I pastellini a cera Giotto, quelli col pastorello della leggenda raffigurato sopra – se li ricorda? – sono la più antica immagine che ho nella memoria. Mio padre mi spingeva un po’ verso l’arte, mia madre invece era radetzkiana. (Ride). Era il 1942: mi affascinava e mi attraeva, ma non avevo gli strumenti per farla, l’arte”.

A. Il contenitore/caleidoscopio: lo studio. Parallelepipedi sovrapposti, un cubo che aggetta, vetrate alternate a pareti di cemento. Progettato nel 1976 dall’architetto Andrea Bruno, autore, fra l’altro, del restauro del Castello di Rivoli.

Cemento armato fuori, legno sagomato dentro, dinosauri volanti alla finestra che inseguono sogni.

N. Dal Novecento al 2022. Una provocazione: “Dopo la Merda d’artista cosa vuole che succeda ancora? Che rivolgimenti? La vera rivoluzione mi sembra sia stato il ritorno all’ordine di Giorgio de Chirico. Sa cosa mi ripeteva spesso de Chirico? Che mi piace camminare assieme ai fantasmi”.
Su de Chirico: Victoria Surliuga, Omaggio a Gribaudo, cap. 24, pp. 227-232 (pdf) e il volume Memorie ritrovate, Skira 2014.

D. Dinosauro. Gribaudo fece il primo incontro col suo animale-totemico ad Alice Spring, dove rimase colpito dal disseppellimento di fossili e scheletri di animali preistorici. I dinosauri, realizzati con tecniche miste, furono esposti per la prima volta alla Galleria “Bergamini” di Milano nel 1987 e alla “Nick Edel” di Torino l’anno successivo. Da quel momento non lo hanno mai abbandonato.
L. Logogrifi. Lo scrittore Giovanni Arpino sulla creazione dei celebri logogrifi [dal fr. logogriphe, comp. del gr. λογο- (scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare) e γρῖϕος ‘rete; discorso intricato; enigma’], definita un
atto stregonesco […] puro, fiducioso, mai soggetto ad allucinazioni, mai produttore di paure.

I. Ispirazione. “Chi è quel signore sulla sinistra?”, mi domanda – come da rito – Gribaudo la prima volta che lo incontro. Sorrido. Un fascio di luce che proviene da una finestra illumina un barattolo di vernice appoggiato su un tavolo, come in una tela di Vermeer, il resto dello studio in penombra.

“Parigi?”, chiedo. “No, Costa Azzurra”. “Cosa mi dice di lui e di quel ragazzo alla sua destra?”, ribatto. “Picasso era stupito che gli ponessi impunemente delle domande su ogni cosa; sul successo, ad esempio. Mi rispose che c’era un solo segreto. Lavorare quindici o sedici ore al giorno!”

