Un coeur en hiver […] è un film sul rapporto ineludibile fra controllo ed emozione che c’è in ogni esperienza artistica; dunque, sul rapporto fra arte e vita. È necessario che il cuore si congeli, per produrre un’opera perfetta (sia essa un violino, un’esecuzione, una tarte aux pommes)? O all’opposto è possibile suonare sguinzagliando finalmente la passione, come Camille fa quando in sala d’incisione entra l’uomo che ama? E questa passione, dopo aver toccato il picco della bellezza, non innescherà un processo distruttivo? Si può essere contemporaneamente dentro e fuori un’esperienza artistica?, dentro perché vi risuoni la vita, fuori perché la perfezione sia immacolata?
Francesco Maria Colombo, su Un coeur en hiver