Canto degli spiriti sulle acque: Schubert incontra Goethe

Gesang der Geister über den Wassern

Des Menschen Seele
Gleicht dem Wasser:
Vom Himmel kommt es,
Zum Himmel steigt es,
Und wieder nieder
Zur Erde muß es,
Ewig wechselnd.
Strömt von der hohen,
Steilen Felswand
Der reine Strahl,
Dann stäubt er lieblich
In Wolkenwellen
Zum glatten Fels,
Und leicht empfangen
Wallt er verschleiernd,
Leisrauschend
Zur Tiefe nieder.
Ragen Klippen
Dem Sturz entgegen,
Schäumt er unmutig
Stufenweise
Zum Abgrund.
Im flachen Bette
Schleicht er das Wiesental hin.
Und in dem glatten See
Weiden ihr Antlitz
Alle Gestirne.
Wind ist der Welle
Lieblicher Buhler;
Wind mischt vom Grund aus
Schäumende Wogen.
Seele des Menschen,
Wie gleichst du dem Wasser!
Schicksal des Menschen,
Wie gleichst du dem Wind!

Johann Wolfgang von Goethe
Canto degli spiriti sulle acque


Simile all’acqua
è l’anima dell’uomo.
Viene dal cielo,
risale al cielo,
di nuovo scendere
deve alla terra,
in perpetua vicenda.
Il getto limpido
sgorga dall’arduo
precipite dirupo;
sul sasso liscio
si frange in belle
nuvole di pulviscolo;
ondeggia accolto
in dolce grembo,
tra veli e murmuri,
al basso va scorrendo.
Scogli si drizzano
contro il suo émpito;
egli spumeggia iroso
di gradino in gradino
verso l’abisso.
Indi per lento letto
di prati volgesi,
e fa specchio di lago,
dove il lor viso
miran tutte le stelle.
Ma dolce amante
dell’onda è il vento;
e talvolta dal fondo
flutti spumanti suscita.
O anima dell’uomo,
come all’acqua somigli!
O destino dell’uomo
come somigli al vento!

(Traduzione di Diego Valeri)
Norske Solistkor e Oslo Camerata diretta da Grete Pedersen

Franz Schubert, Gesang der Geister über den Wassern, op. 167, D. 714 (composizione: febbraio 1821)

Venice with the Salute, Joseph Mallord William Turner, c.1840–5
Tate

La bella mugnaia incontra i senzatetto di Berlino

schoene

Quale relazione possa esserci fra la “Schöne Müllerin” di Schubert e i senzatetto giunti a Berlino sembra, a una prima occhiata, difficile da capire. E sulla carta pare anche un’idea (artisticamente) rischiosa. Stefan Weiller si è messo in ascolto. Si è accorto che molti senzatetto erano accomunati da storie d’amore infelici o non ricambiate, le quali li hanno condotti a vivere in strada.

Weiller ha costruito un intero progetto artistico attorno alla “Bella mugnaia”: ha avuto a disposizione il meraviglioso spazio della Heilig-Kreuz-Kirche, due ottimi attori, Dagmar Manzel e Ulrich Matthes, il soprano Christina Schmid, il mezzosoprano Susanna Frank, il bravo tenore Theodore Browne, il pianista Hedayet Djeddikar e l’arpista Monica Rincon, il Duo Fragile, Daniela Fonda a introdurre e un coro. All’originale ciclo liederistico sono intervallate le storie frammentarie dei senza fissa dimora e alcune canzoni di Friedrich Hollaender.

Come sia facile scivolare in una via senza ritorno, lo chiariscono bene le voci di questi “non visti” che incontriamo ogni giorno nella metro, sulla U-Bahn, sotto i ponti: e così il vagare, l’iniziale gioia dell’io narrante, che non conosce riposo né giorno, né notte, assume un senso diverso, nuovo, cui non avevamo mai pensato prima.

Io non so che mi successe,
Né chi mi diede il consiglio,

Anch’io dovetti scendere
Con il mio bastone da viandante.

Ascoltare Schubert attraverso queste storie è straniante: l’opera d’arte ne esce rivitalizzata e noi usciamo  (e andremo per sempre) nel mondo con altri occhi.

Prima esecuzione assoluta: 2 novembre 2014, Heilig-Kreuz-Kirche, Zossener Str. 65, 10961 Berlino.

Realizzato grazie a: Diakonische Werk Berlin-Brandenburg-schlesische Oberlausitz

Prossima data: 18.1.2015, St. Petri Kirche, Hamburg

Schubert: Lied e musica strumentale, Georgiades e Della Croce

Schubert 1Thrasybulos G. Georgiades, Schubert, musica e lirica. Il Lied e la struttura della musica di Schubert. A cura di M. Giani, trad. italiana di C. Bottiglieri – M. Giani, Roma, Astrolabio 2012, pp. 334, € 31Schubert Della croce

Luigi Della Croce, Franz Schubert. La grande musica strumentale, LIM, Lucca 2013, pp. 286, € 20

L’opera di Thrasybulos G. Georgiades (1907-1977), escluse due eccezioni, è stata praticamente ignorata dal mondo editoriale italiano. D’adozione tedesco, ma greco di nascita, Georgiades studiò a Monaco composizione con Carl Orff e musicologia con Rudolf von Ficker, alla cui cattedra, dopo un’esperienza di docenza a Heidelberg, succedette. Il testo (ed. orig. Göttingen, 1967), curato da Maurizio Giani, e finalmente tradotto dall’Astrolabio, ha al centro il Lied e la struttura della musica di Schubert considerata in uno «scenario di immensa ampiezza» che dà conto di alcune trasformazioni capitali della musica occidentale dalla dissoluzione della mousikè  greca all’avvento della wiener Klassik.

L’approccio è empirico: Georgiades propone una serie di temi così come gli si presentarono, derivandoli dalle sue esperienze di ascoltatore; una qualità che rende questo lavoro simile a un diario di ascolto, il cui tono e i contenuti recano l’impronta delle lezioni universitarie da cui ha preso le mosse. L’autore avvicina dapprima la struttura del Lied, mettendo a confronto il Lied preschubertiano, quello postschubertiano e la produzione dei classici viennesi, enunciazione teorica che verifica poi in concreto (si legga, ad es. nella sezione “ampliamento della base sperimentale”, l’analisi comparata di “Freudvoll und leidvoll” nelle intonazioni di Beethoven e Schubert, p. 114 sgg.).

Superata questa prima impegnativa tappa, la strada è aperta al lettore verso una più profonda comprensione della struttura della lirica musicale di Schubert e del rapporto tra Lied e musica strumentale. Questi percorsi interpretativi sono controbilanciati da due sezioni che indagano, mediante un’analisi di taglio sociologico, la produzione di Schubert nella sfera pubblica, la quale è poi considerata in rapporto alla storia della musica nella sua totalità in un paragrafo d’impostazione storica. Conclude l’opera un lungo excursus sulla notazione dei Lieder e un’appendice di trentasei testi musicali. Per una deliberata scelta editoriale si presenta al lettore italiano solo la prima parte del testo originario, che riesce in ogni caso a mostrare compiutamente il metodo analitico di Georgiades.

Questa traduzione arricchisce senza dubbio lo studioso italiano, poiché quasi tutta la letteratura secondaria su Schubert tiene conto di Georgiades avendolo come modello metodologico o per discuterne le tesi. È strano e difficile, questo libro. Esige dal suo lettore tempo e un ascolto partecipato sottile, (ri)trovando – come scrive Giani nella sua Avvertenza – il piacere di soffermarsi sull’attimo carico di significato. Non per nulla la collana nella quale è inserito porta il nome «Adagio».

Una guida ragionata all’ascolto della musica strumentale di Schubert, da cui sono esclusi i Lieder, è invece l’opera licenziata da Luigi Della Croce, che fa idealmente seguito a Notte e sogni. Gli scritti e le lettere tradotti e commentati dallo stesso autore nel 1996 apparsi presso Akademos-LIM.

Della Croce affronta con un rapido sguardo d’insieme la vasta produzione strumentale di Schubert dividendola per generi. L’analisi musicale si trova nella più ampia sezione analitica, in cui i brani sono esaminati in ordine cronologico. A ognuno di essi l’autore dedica una manciata di pagine nelle quali illustra discorsivamente le caratteristiche del pezzo (senza dimenticare il minutaggio). In chiusura di volume una bibliografia sintetica e la discografia selettiva. La guida, facilmente accessibile anche al neofita, si rivolge agli amanti della musica, nessuno escluso, che potranno per mezzo di essa brevemente rinfrescarsi la memoria prima di andare a un concerto.

Il Giornale della musica, 310, gennaio 2014, p. 22