La via di Helmut Lachenmann: Wiebke Pöpel “My Way”, il film

Helmut Lachenmann: “My Way”, il film di Wiebke Pöpel

Helmut Lachenmann è un compositore che ha cambiato il volto della musica degli ultimi cinquant’anni. A volte gli piace provocare: “Chi sbatte la porta e se ne va dalla sala, ha capito la mia musica”. Altre volte ama mettere in guardia. “Un compositore che vuole irritarmi ha già perduto in partenza”, ha detto tranchant durante un incontro col pubblico al Festival est/ovest di Torino. E fra le due affermazioni, per quanto assurdo sembri, non c’è nessuna contraddizione.

Attraverso il confronto con ciò che non è familiare, Lachenmann vuole stimolare un nuovo tipo di ascolto: una percezione critica di ciò che ci circonda.

La regista Wiebke Pöpel ha trascorso molto tempo con Helmut Lachenmann dando vita a My Way un film che sposa con sapienza l’uomo all’artista, la vita privata a quella pubblica. Grazie al suo sguardo incontriamo Lachenmann in prova con Simon Rattle e i Berliner Philharmonikern, o a casa sua a Leonberg, riandiamo agli anni di formazione con Luigi Nono a Venezia, assistiamo alla trasformazione dell’opera Das Mädchen mit den Schwefelhölzern in balletto nella Opernhaus Zürich. Infine, lo accompagniamo nel suo rifugio sul Lago Maggiore dove fino a oggi ha creato tutte le sue opere.

Un film sui suoni e su come nasce la musica contemporanea che può essere ascoltato e visto da tutti.

Un fotogramma del film My Way
Trailer – Das Mädchen mit den Schwefelhölzern – Ballett Zürich
Un fotogramma del film

Il 7 febbraio 2021 il documentario è andato in onda on-line (con sottotitoli in inglese) alle ore 15:30 nell’ambito dello Stuttgart ECLAT Festival.

Nel 2022 a Venezia nell’ambito del festival Nono.

Ascoltare Lachenmann attraverso Schönberg

Torino: a MiTo l’mdi ensemble esegue i trii dei due compositori

Il programma offerto dall’mdi ensemble nell’ambito di MiTo-Settembre Musica 2010 ci ha fatto esplorare l’evoluzione dello stile di Helmuth Lachenmann dal Trio fluido (1966) all’Allegro sostenuto (composto nel 1987 e  revisionato nel 1988), riflettere su un suo compositore di riferimento, Schönberg, cui il primo dedica anche uno scritto, e di vedere all’opera diverse formazioni di trio.

 

 

Una recensione scritta per Il Giornale della musica

© Mario Tedeschi