Stravinsky posa per Tatiana Alalou-Jonquieres. Paris, 1924

Igor Stravinsky, 1924                                                               
Plâtre par Tatiana Alalou-Conquières (1902-1969)         
Achat 1994, Musée des années 30, Boulogne-Billancourt

Alfredo Casella scrittore: tre libri per musicofili

Teatro Regio di Torino

Sala del caminetto

Lunedì 16 aprile 2016, ore 17.30

Gastón Fournier-Facio moderatore

Presentazione degli scritti di Alfredo Casella nelle nuove edizioni critiche:

a cura di Benedetta Saglietti e Giangiorgio Satragni, prefazione di Quirino Principe (Castelvecchi Editore 2016)

  • I segreti della giara

a cura di Cesare De Marchi, postfazione di Giovanni Gavazzeni (il Saggiatore 2016)

  • La musica al tempo dell’aereo e della radio. Cronache musicali 1925-46

a cura di Francesco Lombardi (EDT 2014)

 

Ritrovato manoscritto di Stravinsky (Pogrebal’naya Pesnya)

Il brano orchestrale Canto funebre, scritto da Igor Stravinsky in memoria del suo maestro Rimsky Korsakov, eseguito per la prima e unica volta nel gennaio 1909, è stato ritrovato da Natalya Braginskaya, in occasione di un riordino dell’archivio al Conservatorio di San Pietroburgo, scrive il Guardian.

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Stravinsky si rallegra per il ritrovamento!

Stravinskij e il suo doppio Craft

Igor’ Stravinskij – Robert Craft

Ricordi e commenti.

Trad. di Franco Salvatorelli,

Milano, Adelphi 2008, pp. 414, € 36

Il nuovo Ricordi e commenti (Adelphi) composto da Robert Craft, direttore d’orchestra, suo interprete e assistente, si pone ad integrazione dei volumi simili, ma non identici, usciti in passato (Colloqui con Strawinsky, Einaudi, Cronache della mia vita, SE). Egli ha vissuto per ventitré anni con il compositore raccogliendo il materiale che compendia le sue quattro vite: russa, svizzera, francese e statunitense. Non è chiaro dove inizi Stravinskij e dove finisca Craft, ma l’osmosi è comunque riuscitissima. Nonostante la mole che può intimorire, il libro si legge d’un fiato: perché Stravinskij è un incantatore di serpenti, evocatore di storie come i vecchi di fronte al fuoco.

Nel primo capitolo, il più affascinante, imbastisce il racconto dell’infanzia russa, non priva di echi proustiani, dominata dalla figura favolosa di Ciajkovskij. L’uomo Stravinskij, lontanissimo dallo stereotipo, a tratti commuove; il suo però è anche un travestimento: mefistofelico, camaleontico. Lo scopriamo fine conoscitore d’arte, lettore di Musil e Vaughan, uomo mondano e allo stesso tempo schivo. Una teoria di situazioni e personaggi, a volte solo fugaci comparse, vengono tratteggiati con incisività: Rimskij-Korsakov, Picasso e Balla, Skriabin e Prokofiev, Rachmaninov, Strauss, Reger e Debussy, e ancora Fokin, Djagilev, Nijinskij, Auden e Cocteau, D’Annunzio, Proust, Gide e T. S. Eliot. Gustosi “dietro le quinte”: «musique concrète erano i telefoni di Pietroburgo, mi ispirarono le battute iniziali del secondo atto del Rossignol».

Il Giornale della Musica, n. 249, giugno 2008, p. 33  (pdf)