Enzo Restagno ha dedicato il suo ultimo libro a una grande coppia di compositori del Novecento.
Mi ha colpito particolarmente come egli passeggi insieme al lettore conducendolo attraverso una serie di luoghi, indicandogli dove si svolsero i fatti, mostrandogli l’arte dell’epoca e, naturalmente, avvolgendolo di musica. Pare che l’autore abbia conosciuto i due di persona, tale è la vivezza del suo racconto… In una fresca mattina torinese mi ha accolta nella sua casa zeppa di libri e dischi.
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Una (ri)considerazione della modernità in musica attraverso opere-chiave che ne rappresentano gli snodi fondamentali. Ogni lavoro è inserito nel contesto dell’autore e del suo tempo, ma nel cammino scelto è proprio l’opera, sbocciata da una relazione di fermenti, a illuminare ciò che le sta intorno.
Il percorso include anche scelte inconsuete per la storiografia, in quanto specie nel Novecento esistono più forme di modernità che non siano unicamente l’avanguardia pura: non sempre, difatti, la storia procede in linea retta.
Indice
II Preludio e tema
15. I. La sinfonia in e dopo Beethoven. Il caso Mendelssohn
25. II. Wagner, l’opera d’arte dell’avvenire e la nascita della musica moderna
35. III. L’innovazione del poema sinfonico da Liszt a Richard Strauss. L’esempio di Zarathustra
45. IV. La diffusione della modernità in Europa e in Francia. Il Pelléas e La mer di Claude Debussy
55. V. L’arrivo a Parigi di Stravinskij e l’avvento di una modernità radicale. Da Petruška al Sacre du printemps
65. VI. Vienna e la crisi del linguaggio. La musica atonale di Schönberg e degli allievi. Il Pierrot lunaire
75. VII. La dodecafonia in Schönberg e negli allievi. Le Variazioni per orchestra op. 31
85. VIII. La liberazione del suono. Edgar Varèse fra Intégrales e Ionisation
95. IX. Dalla serialità integrale alla musica elettronica. Il Canto dei fanciulli di Stockhausen
105. X. L’opera da camera come genere moderno: gli esempi di Britten e Henze
115. XI. Gli sviluppi della musica italiana e l’arte di Luciano Berio in Sinfonia
125. XII. L’apporto della tecnologia informatica alla musica. L’IRCAM di Parigi e Répons di Boulez
Il nuovo Ricordi e commenti (Adelphi) composto da Robert Craft, direttore d’orchestra, suo interprete e assistente, si pone ad integrazione dei volumi simili, ma non identici, usciti in passato (Colloqui con Strawinsky, Einaudi, Cronache della mia vita, SE). Egli ha vissuto per ventitré anni con il compositore raccogliendo il materiale che compendia le sue quattro vite: russa, svizzera, francese e statunitense. Non è chiaro dove inizi Stravinskij e dove finisca Craft, ma l’osmosi è comunque riuscitissima. Nonostante la mole che può intimorire, il libro si legge d’un fiato: perché Stravinskij è un incantatore di serpenti, evocatore di storie come i vecchi di fronte al fuoco.
Nel primo capitolo, il più affascinante, imbastisce il racconto dell’infanzia russa, non priva di echi proustiani, dominata dalla figura favolosa di Ciajkovskij. L’uomo Stravinskij, lontanissimo dallo stereotipo, a tratti commuove; il suo però è anche un travestimento: mefistofelico, camaleontico. Lo scopriamo fine conoscitore d’arte, lettore di Musil e Vaughan, uomo mondano e allo stesso tempo schivo. Una teoria di situazioni e personaggi, a volte solo fugaci comparse, vengono tratteggiati con incisività: Rimskij-Korsakov, Picasso e Balla, Skriabin e Prokofiev, Rachmaninov, Strauss, Reger e Debussy, e ancora Fokin, Djagilev, Nijinskij, Auden e Cocteau, D’Annunzio, Proust, Gide e T. S. Eliot. Gustosi “dietro le quinte”: «musique concrète erano i telefoni di Pietroburgo, mi ispirarono le battute iniziali del secondo atto del Rossignol».