Violanta, o dell’imperscrutabilità del desiderio. Su Erich Wolfgang Korngold

Capita purtroppo di rado nei teatri italiani di ascoltare un’opera nuova. Violanta composta da Erich Wolfgang  Korngold diciassettenne e andata in scena per la prima volta allo Hoftheater di Monaco nel 1916, è alla sua prima italiana. È l’opera di un enfant prodige e andava senza ombra di dubbio recuperata: è sinora il titolo più interessante che ha offerto il Regio di Torino in questa stagione. Korngold, allievo di Zemlinsky ed elogiato da Mahler per le sue qualità, crebbe in un ambiente culturale fecondissimo, di cui ha saputo genialmente succhiare tutto il meglio (Wagner, Debussy, Richard Strauss, Schönberg), rifondendolo con originalità nella sua opera.

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Il Trovatore apre (male) la stagione 2018/19 del Regio di Torino

Teatro Regio Torino Il Trovatore 10 Ottobre 2018 – 23 Ottobre 2018

 Messa insieme in fretta (come noto il titolo di apertura avrebbe dovuto essere Siberia di Umberto Giordano), Trovatore recupera l’allestimento del Teatro Comunale di Bologna con la regia dello scozzese Paul Curran, allestimento che già in Emilia Romagna aveva sollevato qualche perplessità.

Il giornale della musica

Henze di nuovo nel bosco con Pollicino

Quando nel 1976 Hans Werner Henze fondò il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, il suo proposito era di rompere le barriere tra pubblico e artista.

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Molto più di un festival, nello spirito del tempo Henze voleva “realizzare l’utopia“. Come una sorta di (riuscito) esperimento sociale, il proposito del laboratorio era quello di produrre musica e arte usando gli abitanti del luogo, all’inizio coordinati da alcuni artisti, come lo stesso Henze. Pollicino – oggi al Teatro Regio – fu il primo risultato.

In inglese su Bachtrack.

Bonus: la bella conferenza di Elena Minetti

“Verdi, narrar cantando”: Paolini & Brunello

© Giulio Favotto Otium
© Giulio Favotto Otium

Debutta al Teatro Regio di Torino lo spettacolo di Marco Paolini e Mario Brunello che fa cantare il pubblico.

Far cantare il pubblico è un’idea che nella sua semplicità fa presa. Si cementa “qualcosa”, attraverso il canto collettivo, qualcosa che forse questo Paese sta dimenticando.

E soprattutto: quando ci ricapiterà di cantare in un teatro gremito fino all’ultima poltrona?

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