Alfredo Casella scrittore: tre libri per musicofili

Teatro Regio di Torino

Sala del caminetto

Lunedì 16 aprile 2016, ore 17.30

Gastón Fournier-Facio moderatore

Presentazione degli scritti di Alfredo Casella nelle nuove edizioni critiche:

a cura di Benedetta Saglietti e Giangiorgio Satragni, prefazione di Quirino Principe (Castelvecchi Editore 2016)

  • I segreti della giara

a cura di Cesare De Marchi, postfazione di Giovanni Gavazzeni (il Saggiatore 2016)

  • La musica al tempo dell’aereo e della radio. Cronache musicali 1925-46

a cura di Francesco Lombardi (EDT 2014)

 

Maurizio Disoteo, Musica e nazismo.

98062Maurizio Disoteo, Musica e Nazismo.

Dalla musica “bolscevica” alla musica “degenerata”

Ricordi-LIM, 2014

pp. 316, € 21,49

 

In anni recenti il problema della musica sotto il nazismo è stato oggetto anche in Italia di varie pubblicazioni (Lorenzo Lorusso, Nicola Montenz, Dario Oliveri), oltre alla diffusione della musica dei campi di concentramento a opera di Francesco Lotoro.

In questo suo lavoro Maurizio Disoteo traccia una sintesi del tema a partire dalle correnti artistiche innovative nella Repubblica di Weimar, inquadrando poi l’ideologia nazista a proposito di arte e musica nelle sue diverse declinazioni: a livello organizzativo, esecutivo, politico, educativo, musicologico. La quarta parte si concentra sulla musica “degenerata” e sui tentativi della sua cancellazione dalla storia, l’ultima sulla musica nei campi di concentramento.

Il tono discorsivo fa di questo volume un testo adatto anche al non specialista che voglia farsi un’idea complessiva dell’articolato tema. Talvolta affermazioni senza sfumature come Wagner quale fondatore dell’antisemitismo musicale (p. 89) o relative al vantaggio che Karajan, Böhm e Fürtwangler avrebbero avuto dall’epurazione di molti talenti stroncati dal nazismo (p. 22) andrebbero meglio contestualizzate.

Giudizi come quello inerente Richard Strauss, il cui ruolo è inizialmente dichiarato controverso (p. 121), ma alla fine condannato senza il beneficio del dubbio da Disoteo, avrebbero potuto essere meglio documentati (Strauss non diresse l’inno nazista durante le Olimpiadi del 1936). Avremmo desiderato qualche attenzione in più alla grafia tedesca, qualche approfondimento e riferimento in più: per esempio sulla figura di Erwin Schulhoff, e magari anche una piccola discografia, cui si fa cenno nel corso della trattazione. La bibliografia sintetica allinea opere di non eguale spessore.

Benedetta Saglietti

Il Giornale della musica, 318, ottobre 2014, p. 37

10 esperienze di lettura del 2015

Memorialistica:

  • Erich Kästner, Taccuino ’45 – Un diario del tracollo del terzo Reich (trad. it. Artemio Focher) Mattioli 1885, 2015: a volte la storia più recente ci sembra del tutto estranea a ciò che siamo oggi, a quello che siamo diventati e pare impossibile che gli eventi narrati si siano svolti in luoghi conosciuti, a noi noti. Kästner sa parlare della guerra senza retorica, come un fatto quotidiano, di bruciante normalità.

Narrativa:

  • Giorgio Caponetti, Quando l’automobile uccise la cavalleria, Marcos y Marcos 2011: un romanzo basato su fatti realmente accaduti scritto benissimo. L’audace Federigo Caprilli, l’esteta Emanuele Cacherano di Bricherasio e sullo sfondo lo spregiudicato Giovanni Agnelli. Condensa lo spirito della nascente modernità.

Lett. specialistica:

  • Guido Adler, Umfang, Methode und Ziel der Musikwissenschaft, in: «Vierteljahrsschrift für Musikwissenschaft», 1, 1885, pp. 16-17, online. Il testo fondativo della musicologia.
  • Melanie Unseld,  Biographie und Musikgeschichte. Wandlungen biographischer Konzepte in Musikkultur und Musikhistoriographie, Köln/Wien, Böhlau 2014: su una vexata quaestio della storia della musica. Da leggere assolutamente perché la Unseld ha il coraggio di dire ciò che per troppo tempo è rimasto non detto.

leggere

Saggistica:

  • Mithu M. Sanyal, Vulva. Die Enthüllung des unsichtbaren Geschlechts, Wagenbach 2009: la storia culturale della vulva. Sorprendente a ogni pagina. Si aspetta (ancora) la traduzione italiana!
  • Ernst Kris – Otto Kurz, La leggenda dellartista, Bollati Boringhieri 1989: qui alcune riflessioni. Com’è potuto succedere che non l’abbia letto prima?
  • Luciano Berio, Scritti sulla musica, Einaudi 2013: l’ampiezza di interessi del compositore è sorprendente. Come re Mida attraverso ogni parola riesce a far rilucere l’oggetto di cui parla.
  • Giuliano da Empoli, Contro gli specialisti, Marsilio 2013: l’umanesimo può prendersi una rivincita in un’epoca di avanzamento tecnologico che tutto sembra fagocitare? Ne avevo parlato qui.
  • Jorge Carrión, Librerie. Una storia di commercio e passioni, Garzanti 2015. Recensito qui: per Doppio zero.
  • Federica Muzzarelli, Moderne icone di moda. La costruzione fotografica del mito, Einaudi 2013. Come si costruisce un mito da fine Ottocento a metà del Novecento sfruttando la fotografia e i media?

Viaggio del mondo in 400 librerie: una storia di commercio e passioni, Jorge Carrión

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Jorge Carrión:

Librerie. Una storia di commercio e passioni

Milano, Garzanti 2015, pp. 327

«La libreria è leggera, la biblioteca pesante. […]

La libreria è crisi perpetua subordinata al conflitto tra novità e ambiente».

Com’è cambiato questo luogo atto ad accogliere libri nel corso del tempo? Come si modificherà in futuro? Come siamo cambiati noi? Perché abbiamo strutturato la nostra identità a partire dalla relazione con queste cose di carta e le persone che stanno loro attorno?

Scritto per Doppio Zero

I libri cambiano la vita?

Nein Quarterly Peer Reviewed

NeinNein, un manifesto, Marsilio 2015

Revisore:

Benedetta Saglietti

1. Sintesi e punti forti / Synopsis and strong assets:

L’autore scrive un manifesto in forma di 9 capitoli/comandamenti. Si tratta di una parodia dell’utopia negativa, che si pone – come recita il titolo Nein – anche e paradossalmente contro le utopie negative. Ogni comandamento è esemplificato da aforismi. Qui Jarosinski di certo si rifà a un’illustre tradizione (Marziale), ma probabilmente è ancor più influenzato da modelli di area austriaca (Krauss). L’autore ricorre a un ampio campione di fonti, specialmente filosofiche: dalla scuola di Francoforte a Žižek, senza dimenticare marxismo classico, Nietzsche, Hegel. A volte le sfrutta per sostenere le sue tesi, altre sembra che le fonti sono usate come birilli al bowling e non resistono al suo furor decostruzionista.
La sintesi è il punto forte del testo.

2. Giudizio globale / Overall Evaluation:

L’originalità del manifesto è indubbia, soprattutto se si tiene presente il medium (twitter) attraverso cui all’inizio il contenuto era veicolato e il pubblico ampio che potrebbe potenzialmente raggiungere. Il layout del testo ricalca quello dell’omonima colonna su Die Zeit, la lettura sia in quella sede che in questa è parimenti godibile.

Attendiamo il prossimo numero del Quarterly per giudicare appieno il progetto editoriale di Eric Jarosinski.

3. Giudizio dettagliato / Detailed Evaluation

Scrittura / Writing Quality:
[x] alta / high: lo stile, rispetto al formato di partenza, limitato a 140 caratteri, è virtuosistico. La scelta di mantenere anche l’originale inglese affianco alla traduzione italiana azzeccata. I giochi di parole risultano talvolta intraducibili, ma la localizzazione funziona quasi sempre bene.
[ ] media / medium
[ ] bassa / low

Qualità dell’argomentazione / Argumentation:
[] buona / high
[X] media / medium: l’argomentazione è pregnante. Ogni tanto per strizzare l’occhio al mainstream il testo dà luogo a qualche caduta di stile.
[ ] bassa / low

Metodologia/ Methodology:
[] buona / high
[ ] media / medium
[ ] carente / low
[X] non giudicabile: questa bizzarra metodologia non sembra sia stata mai usata prima dalla comunità scientifica o abbia precedenti riconoscibili (I 10 comandamenti? I manifesti dei futuristi?). Tuttavia il decostruzionismo ha, storicamente, mostrato i suoi limiti.

Commento:
L’intellettuale fallito che si beffa di se stesso e, nel prendersi gioco del proprio ruolo, diventa improvvisamente popolare – nel senso di “pop” – ed è invitato da quelle stesse università da cui si era autoesiliato è un dato significativo dell’attuale Zeitgeist.

In sintesi:
Prima come farsa, poi come tragedia, e infine come libro.